La pubblicità, unitamente ad altri strumenti di marketing, svolge un ruolo fondamentale nel creare un’immagine competitiva dell’azienda e molte organizzazioni ne fanno uso per far conoscere i propri servizi o prodotti. Generalmente ha come scopo l’aumento delle vendite e viene sostenuta per promuovere l’ingresso in un nuovo mercato, il lancio di una funzionalità o il miglioramento di un prodotto già esistente.
L’attività pubblicitaria ha indubbiamente una rilevanza strategica e ogni azienda, in base alle proprie dimensioni, può decidere quanto e come investire in questa attività di marketing. Ma le spese di pubblicità non sono tutte uguali e la loro gestione può spesso rivelarsi un grattacapo per i responsabili marketing, i manager o i reparti amministrativi che se ne occupano. Il segreto per tenerle perfettamente sotto controllo, però, esiste ed è proprio qui.
Innanzitutto, è bene distinguerle da quelle di rappresentanza. La differenza tra le due tipologie di spesa è molto sottile, ma estremamente importante perché varia il trattamento fiscale a loro riservato.
Le spese di pubblicità hanno un fine promozionale e di incremento delle vendite: le aziende divulgano tipicamente un messaggio circa l’esistenza o le qualità di certo prodotto o servizio, nel tentativo di aumentare le vendite tra chi è già cliente o attraverso l’acquisizione di nuovi. Qualche esempio? Le spese sostenute per un advertisement radiofonico o quelle per il materiale divulgativo da distribuire ai consumatori.
A differenza delle spese di pubblicità, quelle di rappresentanza non hanno come fine ultimo un incremento delle vendite. Vengono generalmente sostenute per creare o aumentare il prestigio dell’azienda, ma anche la percezione e il grado di apprezzamento da parte del pubblico. La loro caratteristica principale è la gratuità, cioè l’assenza di una controprestazione o di un corrispettivo. Devono essere spese coerenti con la dimensione aziendale o il settore di appartenenza. Tra queste spese rientrano tipicamente gli omaggi di fine anno, i pranzi con i clienti o i costi sostenuti per l’organizzazione di un meeting.
Le spese di pubblicità sono deducibili al 100% nell’esercizio in cui sono sostenute (mentre le spese di rappresentanza hanno dei limiti di deducibilità legati ai ricavi). Devono, però, avere precise caratteristiche e in particolare rispondere a tre criteri fondamentali: competenza, certezza e inerenza.
Consenti ai professionisti che operano nel marketing di gestire facilmente le spese pubblicitarie, riducendo drasticamente il tempo da dedicare alle attività amministrative. Le carte virtuali Soldo, da ora disponibili anche per spese occasionali, semplificano enormemente i pagamenti per la pubblicità online o la copertura dei costi di stampa, solo per fare qualche esempio. La parte migliore? È possibile avere una visione in tempo reale di quanto viene speso, dove e da chi.
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